L’ascesa dei Green Jobs
Secondo l’ultimo rapporto “GreenItaly” della Fondazione Unioncamere, che ogni anno fotografa il livello di sostenibilità ambientale raggiunto dal nostro Paese, l’Italia si colloca tra i leader europei nell’ambito dell’economia circolare, e presenta una delle più alte percentuali di riciclo dei rifiuti con punte che raggiungono persino la quota del 95% in alcune filiere, come il legno d’arredo. Un primato importante, scrive Vanity Fair, non soltanto per gli effetti benefici che sta portando sul piano ambientale, ma anche per la richiesta di occupazione che appare in costante crescita.
Adattare le competenze Nonostante gli effetti economici negativi scaturiti dal periodo pandemico, infatti, in questi due anni i lavori legati alla sostenibilità hanno visto una significativa impennata e sono ancora in rapidissima evoluzione. Per citare solo qualche numero, i contratti che sono stati attivati nel settore della green economy rappresentano oggi il 35,7% di quelli complessivi. A fine del 2020, gli occupati che svolgono una professione nella green economy sono oltre 3 milioni. Secondo la Fao, inoltre, la curva è destinata a crescere ulteriormente a causa dell’incontro tra sostenibilità ambientale e trasformazione digitale, che richiederà nuove figure professionali ibride (Il Sole 24 Ore).
I profili ricercati Così le aziende sono a caccia di nuove competenze. Dal project manager all’analista del mercato, dal manager della sostenibilità a quello della supply chain, dall’esperto di marketing ambientale all’ecodesigner, le richieste di competenze del mercato stanno cambiando, ma spesso l’offerta stenta a rispondere. Per queste figure professionali, indubbiamente incentivate anche dai progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, serviranno professionisti “vecchi” ma con competenze “green” (Rinnovabili).
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