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Fallire: una via alternativa per avere successo

Lo stato dell’arte sul tema con il punto di vista di Francesca Corrado, fondatrice di Scuola di Fallimento.

 

“Errare humanum est”.

Secondo il noto proverbio latino, l’errore appartiene intrinsecamente alla natura stessa dell’uomo.

Un’esperienza che accomuna molte persone in alcuni momenti della vita è proprio il fallimento, spesso in combinazione con il senso di colpa e/o la vergogna. Per molti, si tratta dunque di un’eventualità esclusivamente negativa, da temere e da rifuggire il più possibile nell’arco della propria esistenza.

È infatti concezione comune che gli sbagli, e le deviazioni personali e professionali che ne conseguono, costituiscano la strada diretta verso il crollo di quanto si è duramente riusciti a costruire.

Nell’immaginario collettivo è ancora radicata l’idea del fallimento come di un inesorabile capolinea, che può solo implicare la fine rovinosa di un tragitto. Molto più probabilmente, invece, esso può rappresentare concretamente la possibilità di un nuovo inizio o di una svolta.

Il fallimento può infatti essere considerato come l’opportunità di modificare il proprio percorso per indirizzarlo verso obiettivi più consoni alla propria natura. O, più semplicemente, la scoperta di modalità nuove per centrare obiettivi già definiti. Attenzione, però. I benefici del fallimento sono visibili solo a coloro i quali hanno occhi o, ancora meglio, possiedono il corretto mindset per rilevarli.

Accettare consapevolmente l’errore è la chiave di volta del processo di cambiamento e di crescita, tanto professionale quanto personale. Da esso possono emergere spunti di riflessione illuminanti per apportare cambiamenti utili laddove necessari, come afferma Francesca Corrado, ideatrice e fondatrice di Scuola di Fallimento:

“Ero una perfezionista. Poi, nel 2015, una serie di circostanze negative, sia personali che professionali, mi hanno portato a ripensare completamente alla mia vita. L’idea di ragionare sul fallimento viene da lì”.

Nata dall’esperienza personale della sua fondatrice, Scuola di Fallimento è un progetto la cui mission è “imparare a superare la paura di fallire per disegnare il proprio successo”, perseguita tramite workshop e attività pratiche che permettono di apprendere dai propri errori, sviluppare il pensiero critico e allenare la flessibilità cognitiva.

Ed è proprio in qualità di creatrice di tale Scuola che Francesca Corrado è stata protagonista dell’evento-workshop di Phyd“…e se sbaglio?” Guida pratica al fallimento” in cui ha trattato l’argomento attraverso un taglio pratico-ludico.

Il tema è oggi al centro di un vivace dibattito che vede schierati da una parte i fautori del fallimento come opportunità di apprendimento e crescita, dall’altra gli scettici, più ostili all’accettazione di punti di vista non convenzionali e divergenti sulla questione dell’errore costruttivo.

La stessa Francesca Corrado, che ha sperimentato in prima persona il fallimento con tutte le sue conseguenze positive e negative, sottolinea la necessità di affrontare l’argomento con equilibrio:

“Oggi si parla molto di fallimento, ma ho la sensazione che si faccia poco per capire realmente il significato di questa parola e le sue reali implicazioni. Troppo spesso mi pare che si voglia quasi mitizzare il fallimento, come a dire che fallire possa essere bello. In realtà bisognerebbe ragionare e analizzare gli errori per capire come non ripeterli o come farne di migliori! Ovvero errori che siano fonte di nuova conoscenza e mezzo per andare più in là.”

Allargando la visione sul tema, si può notare come la sua vera forza risieda nella capacità di rappresentare una filosofia innovativa, applicabile anche ai contesti lavorativi. Proprio in essi, potrebbe intaccare le dinamiche aziendali tradizionali, maggiormente restie ad accettare e incoraggiare la possibilità di “sbagliare correttamente” del singolo.

In questo caso, però, il condizionale è d’obbligo. La strada per sostituire punti di vista alternativi alle dinamiche tradizionali è ancora lunga. Trend dalla portata dirompente come quello del fallimento costruttivo, prima ancora che attuati, devono essere pienamente metabolizzati per entrare strutturalmente a far parte del DNA aziendale.

A tal proposito, Francesca è molto chiara riguardo alle reali condizioni vigenti nei contesti lavorativi riguardo alla possibilità dell’errore responsabile e, più ampiamente, del fallimento:

“Accanto al termine fallimento, un’altra parola che è entrata nel lessico aziendale è “imprenditorialità”. In realtà, essere imprenditori significa assumersi dei rischi e prendersi delle responsabilità anche dei propri errori. Non sono sicura che oggi le aziende siano davvero disposte a concedere una libertà così ampia alle loro persone. Spesso, assistiamo a situazioni in cui i dipendenti vengono spinti a essere proattivi ma poi non sono lasciati realmente liberi di sperimentare e, quindi, di sbagliare”.

 

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